Il lavoro del lutto

Il lavoro del lutto

Quando succede qualcosa di grosso, come la morte di qualcuno che amiamo, le nostre certezze vanno in frantumi, anche ciò che pensavamo di sapere su di noi.
La morte destabilizza perché non la conosciamo e non possiamo davvero renderci conto di cosa significhi, finché non la sperimentiamo.

È proprio durante il lutto che mettiamo in discussione tutto: noi, la vita, il passato e il futuro.

Quello del lutto è un vero e proprio lavoro di ristrutturazione di noi e delle rappresentazioni che allestiscono la realtà che percepiamo.

Si tratta di un lavoro che compiamo noi.

Noi decidiamo che significato dare a cosa; che ruolo assegnare a chi; che posto occupare nella storia che ci raccontiamo di noi.

Questo lavoro richiede impegno, pazienza, perseveranza, creatività e tempo.

In psicologese questa roba qui viene tradotta circa come

Avere un ruolo attivo nel processo del lutto.

Significa che non lo stiamo subendo: siamo noi che lo stiamo usando.

È vero, la morte capita e quando capita non possiamo che prenderla per come è: è parte integrante della vita, non possiamo proprio farne a meno. Quando abbiamo accettato di fare un giro in questo pezzo di realtà, l’abbiamo certamente messa in conto, anche se non ce lo rammentiamo 😉

La sensazione di passività che sperimentiamo non è veritiera: si tratta del modo di questo tempo storico di gestire un tema scottante. Perché quel che circonda tutti i fatti del nostro vivere, dipende dalla cultura in cui siamo immersi.

Oggi pare sia più fruttuoso aspirare all’immortalità e restare spezzati irrimediabilmente quando ciò non si avvera, cioè sempre.

Invece noi siamo capaci di ricomporci, se solo riuscissimo a restituirci ciò che ci spetta, cioè questo ruolo attivo che tutti siamo in grado di avere nel processo del lutto.

Quindi, non è il dolore che ci cambia, siamo noi che decidiamo cosa fare di noi a fronte di quel dolore.

Non è il tempo che guarisce le ferite, siamo noi che nel tempo ci prendiamo cura di noi e troviamo il modo di lenire le nostre ferite.
Dipende da noi.
La morte è e basta.
Il resto però l’abbiamo noi, sotto il nostro controllo.
Come cambia la percezione della nostra storia raccontata così?
 
Pubblicato per la prima volta il 26 agosto 2021