E se introducessimo un nuovo argomento tabù? Le NDE – Esperienze di pre-morte

NDE – Esperienze di pre-morte

Le esperienze ai confini della morte, note anche come NDE (sigla dell’espressione inglese Near Death Experience, a volte tradotta in italiano come esperienza di pre-morte) sono fenomeni descritti in genere sia da soggetti che avevano ripreso le funzioni vitali dopo aver sperimentato, a causa di gravi malattie o eventi traumatici, le condizioni di encefalogramma piatto o di arresto cardiocircolatorio, sia da soggetti che avevano vissuto l’esperienza del coma. A volte le NDE vengono riferite anche da soggetti che, pur avendo conservato le funzioni vitali, hanno corso il rischio di morire, per esempio in seguito a interventi chirurgici o gravi incidenti. (Wikipedia)

Una esperienza di pre-morte (NDE) è il resoconto riferito di tutte le esperienze prodottesi durante uno stato particolare di coscienza, che include alcuni fenomeni specifici come la visione di un tunnel, di una luce, di una rassegna panoramica della propria vita, di persone defunte, o della propria rianimazione. Questo stato di coscienza speciale può verificarsi durante un arresto cardiaco, ovvero durante un periodo di morte clinica, ma anche nel corso di una grave malattia o senza alcuna apparente causa medica. L’esperienza apporta quasi sempre cambiamenti fondamentali e durevoli negli atteggiamenti delle persone verso la vita e alla cessazione della paura della morte.

Pim Vam Lommel, 2007

OBE – Esperienza extracorporea

L’espressione esperienza extracorporea, nota anche con le sigle OBE e talvolta OOBE (dall’inglese Out of Body Experience), sta a indicare tutte quelle esperienze, la cui interpretazione rimane controversa, nelle quali una persona percepisce di “uscire” dal proprio corpo fisico, cioè di proiettare la propria coscienza oltre i confini corporei. Più stringatamente, sta a indicare quella sensazione che taluni provano come se stessero fluttuando all’esterno del proprio corpo e, in taluni casi, percependo la presenza del proprio corpo da un punto esterno ad esso (autoscopia). Circa una persona su dieci ritiene di aver avuto qualche volta nella vita una di queste esperienze. (Wikipedia)

nde

Mi sono avvicinata allo strano, ma non così raro, fenomeno delle NDE (Near death Experiencing – Esperienze di stato premorte) da piccola, in età da scuola elementare.  Forse avevo letto casualmente qualcosa a riguardo, non ricordo bene, a dire la verità.

Di certo la morte non mi faceva paura e, a discapito della letteratura sulla consapevolezza infantile in merito a questo evento, ero letteralmente affascinata da un possibile “Oltre”  in conclusione della vita.

Negli anni successivi ho incontrato la morte e la disperazione della terminalità  in più occasioni.

Ho perso amici, familiari, animali domestici. Ogni volta ho sofferto, reagito, recuperato in modo diverso.

Ogni volta ho dimenticato la speranza e poi l’ho ritrovata.

Ho incontrato nuovamente le NDE nel 2014, durante il Convegno sul Fine Vita organizzato dall’Università di Padova, all’interno del Master “Death Studies & The End Of Life- for the intervention of support and the accompanying (“Studi sulla morte e il morire per il sostegno e l’accompagnamento”) , sotto la direzione di Ines Testoni.

Il Convegno, di levatura internazionale e durato ben 4 giornate,  era intitolato “Seeyng Beyond in facing death. Spirituality from sick body to salvation. Contents, care and relationships in different cultures“ (“Vedere Oltre. La spiritualità dinanzi al morire: dal corpo malato alla salvezza. Contenuti, cura e aspetti relazionali nelle diverse culture”). Potendo scegliere tra i vari seminari che ogni giorno venivano organizzati in sessioni parallele, mi sono messa ad ascoltare con estrema curiosità qualsiasi divulgazione sulle NDE oppure sulle OBE (Out of Body Experience; Esperienze fuori dal Corpo).  

Conclusioni:  chi ha studiato, chi ha svolto ricerche sul tema o ha raccontato la propria esperienza, mi ha perfettamente convinta della “realtà” di questi fenomeni!

Ero arrivata lì a cuore aperto e le mie domande sono state colmate da tante riflessioni. Nonostante fossi a priori un po’ timorata (oso questo aggettivo, “timorato: di chi ha timor di Dio e opera in modo da non offenderlo; scrupoloso, coscienzioso”) di impattare nel solito mondo della New Age e quindi negli  indottrinamenti rigidi spacciati per “Vera Verità” (eh sì, non amo molto le chiusure mentali scambiate per aperture), non ho avuto il minimo dubbio che, per una volta, non si trattasse di nulla di simile.

Le cose che maggiormente mi hanno colpita sono state:

  • il potenziale trasformativo racchiuso nelle NDE;
  •  la loro frequenza in ogni cultura ed epoca storica;
  • il loro verificarsi in persone di ogni età.

Molte ricerche a riguardo,  inoltre, hanno fatto comprendere quanto questo fenomeno e le ipotesi sottostanti, possano divenire fili conduttori di una narrazione sul morire con una conseguente diminuzione della paura e dei pensieri di morte, con un’accresciuta consapevolezza e un’espansione del Sé.

Quindi perché non  proporre le NDE , anche qui, nel blog sul lutto perinatale?

Erika ed io ci abbiamo riflettuto a lungo, vorremmo confrontarci con chi ci legge, come d’altronde, lo sapete, è nel nostro stile.

Novella Buiani


Bibliografia e Sitografia:

Convegno “Seeyng Beyond in facing death. Spirituality from sick body to salvation. Contents, care and relationship in different cultures“ – Università degli Studi di Padova, 2014

https://it.wikipedia.org/wiki/Esperienze_ai_confini_della_morte

https://it.wikipedia.org/wiki/Esperienze_extracorporee

Patrizia Scanu, eperienze di pre-morte  

Nota: La citazione su Pim Vam Lommel è contenuta nelle slide del sito di Patrizia Scanu  (vedi  link qui sopra)

Pubblicato per la prima volta il 31 ottobre 2017